TRADOTTA E… LIBERAMENTE INTERPRETATA

Ad una settimana dall’apertura del percorso ciclopedonale molti di noi ne hanno potuto valutare le caratteristiche; ne evidenziamo quattro per provare a suggerire alcuni miglioramenti.
La vegetazione è ricca e varia e ha bisogno di una manutenzione equilibrata e di valorizzazione delle specie arboree e floreali presenti: le dimensioni dell’opera richiedono una gestione o in forma condivisa tra i Comuni o appaltando il servizio.
Attraversamenti e intersezioni: è più che evidente che quasi nessuno rispetta il codice della strada, ma, prima di piangere il morto, è bene intervenire, garantendo il transito a passeggini e carrozzine e impedendolo sui pedali. Proponiamo di arretrare ulteriormente le barriere rispetto alle intersezioni e di potenziare la segnaletica luminosa, da alimentare con pannelli fotovoltaici.
Lungo un percorso storico come la Tradotta, la grande assente è proprio la storia. Esclusa una meravigliosa prospettiva sull’Ossario di Nervesa e un paio di monumenti a soldati caduti, non c’è traccia delle vicende di quest’opera, dalla Grande Guerra fino alla sua chiusura e ai giorni nostri.
Agli incroci manca completamente anche l’integrazione coi centri abitati e da questi alla Tradotta: vanno segnalati, evitando il proliferare di estemporanee iniziative private già presenti, i punti di interesse (chiese, musei, luoghi storici e ambientali, altri percorsi ciclabili) e i servizi (farmacia, sedi municipali, forze dell’ordine, negozi).

WAKE UP, VOLPAGO!

Vi siete mai chiesti quali sono le opportunità offerte ad un abitante di Volpago dal punto di vista culturale, ma non solo, una qualsiasi domenica pomeriggio passeggiando per il centro in un’atmosfera post atomica? Perlomeno, avete mai fatto un raffronto con alcune realtà ciscostanti per valutare la nostra? Il nulla che ci circonda talvolta è davvero disarmante e, intendiamoci, questa non è la classica lamentela del cittadino perennemente insoddisfatto, ma un dato di fatto che possiamo riscontrare osservando la programmazione delle attività culturali organizzate dall’assessorato predisposto, che in maniera subliminale scorrono anche sul tabellone a led installato di fronte al municipio.
L’assoluta mancanza di una politica in tale direzione è palpabile e sotto gli occhi di tutti, se escludiamo qualche sporadico avvenimento, nell’arco dell’anno nulla si vede all’orizzonte.
Riteniamo che non sia giusto affidarsi solo alle associazioni, alle sagre o all’intrapredenza dei singoli cittadini, perchè se la cultura è un elemento fondamentale che caratterizza e plasma un territorio e di conseguenza i suoi abitanti, portando benessere anche dal punto di vista sociale, è altrettanto vero che dovrebbe essere coordinata da chi di competenza.
Non serve a nulla avere una ca’ Bressa con teatro adiacente, se non hai nulla di già avviato da metterci dentro.
Oramai l’amministrazione Guizzo è a metà mandato, ad oltre due anni dall’insediamento non ha certo dimostrato di aver fatto quel salto di qualità che si era prefissata, pur essendosi avvalsa di Alessandro Mazzochel, assessore da una vita, eminenza grigia della sua coalizione. Un evergreen che calca i pavimenti del palazzo municipale con la stessa carica da oltre dodici anni e dopo questo eterno rodaggio, gli chiediamo un resoconto ed una valutazione dell’attività svolta finora. Non escludiamo dal negativo giudizio nemmeno l’assessore al sociale Manuela Bertuola, alla quale chiediamo invece se con il collega di giunta si siano mai resi conto che fra i diecimila abitanti del comune di Volpago, peraltro privo del minimo collegamento pubblico con il resto del territorio, non tutti hanno la possibilità di trovare svago in altre realtà, ma vi sono persone che per diversi motivi, legati all’età o ad una particolare condizione sociale, sono costrette a rimanere in un paese che non offre assolutamente nulla per ovviare alla solitudine. Questo non è uno sparare sul gruppo, ma la triste atavica realtà di Volpago.