PAZZA IDEA

Quello che inizialmente era solo un timore, purtroppo, si è rivelata triste realtà: ci informa il presidente della Casa di Riposo Guizzo Marseille di Selva, che la comunità alloggio Casa Salzani, al 31 dicembre, con lo scadere della Convenzione, chiuderà i battenti. I circa venti ospiti del reparto psichiatrico, con forte disappunto dei familiari che già si erano mossi da tempo senza avere spiegazioni dalla Regione, saranno pertanto trasferiti presso un padiglione all’ex ospedale di Valdobbiadene insieme ad altri quaranta degenti. La questione era già nell’aria da tempo, però, la decisione finale è avvenuta il 27 luglio scorso. Eppure la Civica per Volpago il 29 luglio in consiglio comunale chiese al sindaco di chiarire la questione, ma dallo stesso ricevette rassicurazioni in quanto, a suo dire, la minaccia di chiusura sarebbe una costante di ogni anno, e che i contributi alla fine sarebbero arrivati. Così, però, stavolta non è stato. Che il Primo Cittadino fosse all’oscuro della decisione, vista la vicinanza fra la giunta comunale e il CDA della struttura di Selva, ci viene difficile crederlo, così come ci risulta altrettanto difficile immaginare, che sia stato fatto tutto il possibile per evitare che ciò accadesse.

ACCENSIONE DI FUOCHI

Considerato il continuo ripetersi di episodi di accensione di fuochi da parte di ignoti, che si apprestano a bruciare in orario tardo serale e soprattutto durante la bella stagione, materiali dei quali non si conosce l’origine e la natura; considerato che dalla combustione dei predetti fuochi, viene rilasciata una straordinaria quantità di anidride carbonica e altre sostanze non ben identificate, e che in molte occasioni l’aria è veramente irrespirabile a causa del fumo caratterizzato da un odore forte e Pungente, il quale potrebbe essere anche pericolo per la salute dei cittadini, nonché sicuramente di disagio; preso atto di quanto comunicato in data 28 luglio 2020 dalle istituzioni attraverso il servizio di messaggistica WhatsApp nella chat “controllo del vicinato”, dove a seguito di segnalazioni da parte di alcuni cittadini sulle cattive condizioni dell’aria dovute appunto all’accensione di questi fuochi, si è risposto sinteticamente citando riferimenti normativi secondo noi incompleti, dando adito ad una mala interpretazione e facendo credere ai cittadini di essere tutti liberi di poter bruciare verde e ramaglie varie senza alcun limite;  considerata invece la normativa nazionale e regionale in materia di smaltimento dei rifiuti e il regolamento di polizia urbana locale, che consentono quanto prescritto dall’art. 182 comma 6 bis del Dlgs. del 2006 che così recita: “Le attività di raggruppamento e abbruciamento in piccoli cumuli e in quantità giornaliere non superiori a tre metri steri per ettaro (vuol dire tre metri cubi praticamente per ettaro, quindi dicono per ettaro) dei materiali vegetali di cui all’articolo 185 devono essere effettuate nel luogo di produzione e costituiscono normali pratiche agricole consentite per il reimpiego dei materiali come sostanze concimanti e/o ammendamenti e non attività di gestione dei rifiuti”. Cerco di spiegarlo un attimo, quindi per poter bruciare non è che tutti possono bruciare sul giardino, accendo e dò fuoco ai rami e alle sterpaglie, ma innanzitutto devono essere proprietari di un ettaro, almeno 3 metri cubi, poi
devono effettuarle sul luogo di produzione, cioè, se io taglio la siepe devo là sul campo bruciarla, non posso portare del materiale vegetale da altre abitazioni, da altri campi e fare praticamente il falò quotidiano su quel posto là, perché (come mi è capitato) ho visto che praticamente ci sono dei posti in cui c’è proprio il cumulo di cenere ed il campo è vuoto, quindi vuol dire che la roba arriva da altre parti. Poi, sempre l’articolo a cui fa riferimento il nostro regolamento, dice che questa pratica è una pratica agricola, quindi devono farla gli agricoltori, non l’operaio, non impiegato, non l’impresario edile che non sa dove buttare la roba e quindi dà fuoco sul campo dietro casa e soprattutto è una pratica agricola che prevede che il materiale rimanente, cioè la cenere deve essere reimpiegato e rimesso in circolo nel campo per concimare e non deve essere un’attività di gestione dei rifiuti, cioè uno non deve bruciare perché elimino rifiuto, brucio perché poi la cenere la prendo e la utilizzo, quindi c’è una circolarità della cosa, non una eliminazione del rifiuto tout court curo. Poi, sempre l’articolo a cui fa riferimento il nostro regolamento comunale dice, continua: <<Nei periodi di massimo rischio per gli incendi boschivi, dichiarati dalle regioni, la combustione di residui vegetali agricoli e forestali è sempre vietata>>. Ora, abbiamo un territorio che è anche vicino al Bosco Montello, quindi potrei anche prendere in considerazione il fatto di dire visto che siamo vicino al bosco, magari, in un periodo così di calura forse bruciare sarebbe anche il caso di vietarlo e continua, dice: <<I comuni e le altre amministrazioni competenti in materia ambientale hanno la facoltà di sospendere, di differire o addirittura di vietare la combustione del materiale di cui al presente comma nei casi in cui sussistano condizioni  metereologiche, climatiche o ambientali sfavorevoli e in tutti i casi in cui tale attività possono derivare rischi per la pubblica e privata 
incolumità e per la salute, con particolare riferimento, tra l’altro, al rispetto dei livelli annuali delle
polveri sottili>>. E non sappiamo benissimo che abbiamo tantissimi giorni di sforamento nel Veneto e nella provincia di Treviso. Quindi considerato che lo smaltimento dei rifiuti al di fuori di tutte queste cose è fonte di illecito e perseguibile dal punto vista della legge; considerato che durante la fase di lock-down, tra l’altro, a causa l’emergenza Covid, che ha praticamente chiuso i centri di raccolta, i Cerd, gli episodi sono aumentati in maniera considerevole. Preso atto, tra l’altro, che le nostre richieste di modifica del regolamento di polizia urbana, che è chiaro a tutti che praticamente fa acqua da tutte le parti, non sono state assolutamente prese in considerazione, nonostante noi le abbiamo depositate a giugno, da due mesi, ci ha detto: “Vediamo più avanti”, non so, in autunno le
vedremo. Valutato che gli argomenti in questione sono di assoluta importanza a nostro avviso, in quanto trattano la salute della popolazione, degli animali e dell’ambiente, oltre il quieto vivere della gente, che quando torna a casa la sera aveva voglia anche di aprire i balconi e stare in pace e non avere la casa piena di fumo. Considerato che sono in capo al sindaco la sicurezza e la salute dei cittadini, compreso il compito di promuovere e implementare strategie per migliorare la salute stessa; chiediamo al Sindaco, nonché delegato (come abbiamo detto) alle politiche ambientali ed
agricole di questo Comune, come intenda procedere nell’immediato per porre rimedio a questo vergognoso problema di questi fuochi i quali fumi avvelenano l’aria minando la salute e creando disagio a moltissimi cittadini.

UN MUSEO CIVICO PER VOLPAGO

Interpellanza al Consiglio Comunale del 29 luglio 2020
Per dare un contributo alla storia del territorio comunale, la Civica per Volpago chiede si possa avviare la fondazione di un museo civico cittadino. Attraverso materiali, collezioni e raccolte di provenienza diversa il museo, in una sede unica, dovrebbe offire un percorso didattico che ripercorra la storia del paese e approfondisca il suo stretto rapporto col contesto territoriale e paesaggistico. Il museo civico potrebbe anche evidenziare le trasformazioni dell’ambiente e il ‘genius loci’ nelle sue molteplici forme e potenzialità, con testimonianze materiali e memoria immateriale.
L’ente dovrebbe essere una realtà in continuo divenire, ancorata al passato, grazie alla raccolta tradizioni storiche e culturali, inserita nel presente e proiettata nel futuro, a disposizione della cittadinanza e in chiave di una prossima ripartenza turistica. Essendo il museo un’istituzione permanente e applicando i principi della museologia e museografia, è auspicabile un preventivo percorso progettuale, stilato da una apposita e apolitica Commissione di esperti nominata su base curricolare. (Foto Museo Bailo Treviso)

FUMO NELLE NOTTI DI MEZZA ESTATE

Come da copione, nelle sere d’estate appena il sole tramonta oltre il Montello, l’aria fresca che discende dalle sue pendici porta nelle case di mezzo paese il fumo di qualche falò acceso in aperta campagna. Stanchi di queste e altre situazioni poco gradevoli, che si perpetuano continuamente in tutto il comune, lo scorso 22 giugno abbiamo presentato oltre 20 richieste di modifica al vigente regolamento di polizia urbana, con l’intento di migliorare la gestione dei falò, l’utilizzo dei fitofarmaci e altro. Nonostante il tempo a disposizione fosse sufficiente, l’Amministrazione non è riuscita a valutare le nostre istanze e a portarle in discussione per il consiglio comunale del 29 luglio, rinviando il tutto a data da destinarsi. Se ne parlerà sicuramente dopo l’estate, quando ovviamente i problemi si saranno in parte e temporaneamente risolti da soli. Ulteriore dimostrazione che questa amministrazione è lontana dai problemi di tutti i giorni e non ascolta le richieste dei cittadini, probabilmente in questo caso per partito preso.

DISTANZIAMENTO SOCIALE…DAI COMMERCIANTI

Pur considerando encomiabile l’utilizzo degli spazi esterni, se non altro, di villa Spineda, del cui utilizzo siamo stati i primi a parlare poco dopo la sua definitiva chiusura troviamo, però, riduttivo il fatto che tutte le attività estive, dedicate a sport, cultura e sociale, vengano completamente confinate fra le mura dello storico edificio, lasciando ancora una volta deserti i centri dei paesi e a bocca asciutta i commercianti.
Bar, gelaterie e ristoranti, sono state le categorie che più di altre hanno sofferto le restrizioni della pandemia, della quale ne subiscono tutt’ora i contraccolpi.
Portare qualche manifestazione nei centri dei paesi sarebbe stato, soprattutto in questo difficile momento, da parte dell Amministrazione, un concreto gesto di solidarietà nella faticosa ripartenza.