E’ passato un po’ di tempo e vi ho dato un po’ di tregua per le vacanze natalizie. Ma non mi sono dimenticata degli ultimi quattro inganni denunciati dal consigliere Laura Sartor durante il Consiglio comunale del 28 novembre scorso. Eccoli qua.
7) Il settimo inganno riguarda la questione economica. A tutt’oggi non è dato conoscere e avere a disposizione la vera Convenzione sottoscritta dal Commissario con l’impresa appaltatrice. Questo atto viene negato ai Comitati. L’opera, a parte i 173 milioni di euro iniziali già a disposizione della Regione Veneto, si pagherebbe con i pedaggi, ma nel caso in cui non venisse raggiunto il limite minimo 25000 passaggi di veicoli al giorno, la qual cosa viene dimostrata improbabile secondo gli studi raccolti dallo Istituto Universitario di Architettura di Venezia, andranno aggiunti 20,40 milioni di euro all’anno per 39 anni. Fanno 795 milioni di euro da pagare a piccole rate mensili. Ai tassi di interesse attuali del nostro debito pubblico, circa il 7%, farebbero, nella migliore delle ipotesi, 5 milioni al mese per 195 mesi. Senza contare che con i tempi che corrono le cose non possono che peggiorare e la rata potrebbe anche raddoppiare o triplicare. Pensiamo solo al debito pubblico che ha consegnato e sta consegnando sempre più l’Italia nelle mani degli usurai della finanza, che sta trascinando nel fallimento il sogno di un’Europa unita.
8) L’ottavo inganno/farsa riguarda l’inaugurazione del cantiere con tanto di autorità con operai della presunta ditta appaltatrice S.I.S.. A questa ditta sarebbe da mesi subentrata una nuova ditta che si chiamerebbe Società Pedemontana Veneta srl (la cosa ci è nota perché è alla nuova ditta è stato necessario notificare di nuovo i ricorsi dei Comitati che si oppongono all’opera). Pensate un po’, ci siamo messi nelle mani di una Società a Responsabilità Limitata. In ogni caso l’inaugurazione si è svolta su un accampamento che non fa parte dei lavori in senso stretto ma su una specie di base di appoggio difesa da un recinto. Pura rappresentazione, i politici investiti del ruolo di attori e la stampa promossa e invitata dall’ufficio di comunicazione politica come testimone del grande evento per trasmettere al nostro popolo il lieto evento. In realtà ancora pendono numerosi ricorsi contro l’opera, contro le enormi inadempienze in tutto l’iter procedurale a cominciare dalla nomina del Commissario. Addirittura il nostro vicino comune di Povegliano ha mantenuto il proprio ricorso al TAR Lazio, denunciando tra le altre cose l’irregolarità della nomina del Commissario. Per non parlare dei Comitati. Nessuna impresa dotata di sano realismo pratico si sognerebbe mai di iniziare un’opera simile senza aver prima tolto di mezzo questi impedimenti procedurali. Evidentemente i lavori di sbancamento ed approntamento dei campi base, spacciati dal Presidente della nostra Regione, già signore degli asinelli, ora signore delle ruspe, sono stati eseguiti da imprese del posto incaricate direttamente dal Commissario che, com’è noto, data l’urgenza della nomina può agire a propria discrezione ed in barba a qualsiasi legge che regolamenti il settore delle opere pubbliche.
9) Del nono inganno invece si è reso responsabile il nostro sindaco accettando con ritardo di fare ricorso al TAR Lazio ed accettando di ricorrere ad adjuvandum anche in nome degli altri ricorrenti. Il sindaco sapeva già dove voleva parare, autorizzare l’opera comunque, simulando un interessamento per aggiustare le cose in maniera tale da tenere sotto controllo, anche da un punto di vista elettorale, il comitato Volpago Ambiente. E’ nato così un ricorso debole e con le gambe corte che non potesse dare problemi ai signori dell’asfalto e ai padroni del debito. Ecco perché il nostro sindaco non ha, mentre poteva benissimo farlo (come ha fatto il suo collega di Povegliano, che è seguito dallo stesso legale, per avere più forza nella trattativa) denunciato l’arbitrarietà della nomina del Commissario, che è il punto più debole dell’intera vicenda.
10) Da questo inganno originale ne conseguono molti altri, fino a ll’ultimo inganno. Al Consiglio Comunale viene chiesto di approvare l’operato del Sindaco inerente al ritiro del ricorso. Nel precedente Consiglio Comunale del 4 novembre scorso il sindaco aveva riferito che sarebbe stato necessario approvare il suo operato di nuovo in Consiglio. Ora viene proposta una presa d’atto di quanto lui ha già sottoscritto. Di fatto il TAR Lazio ha già messo già prima del 9 di novembre una pietra tombale sul ricorso ed il parere del Consiglio non conta proprio nulla. E’chiaro che l’altra volta bisognava rassicurare il Consiglio, farlo sentire importante per avere la delega per ritirare il tutto.